Eravamo tutti entusiasti, separatisti compresi. Poi ci furono i cavallerizzi che con le loro piroette sul dorso di due cavalli riuscirono ad attrarre la mia attenzione nonostante la mia mente fosse rimasta a Pupetta. Tutto lo spettacolo durò circa due ore e quando finì mi aspettavo che ce ne saremmo tornati a casa. Invece no. I miei cugini, Turiddu e altri tre o quattro giovanotti a quanto pare dovevano congratularsi con gli artisti. Anch’io volevo congratularmi ma, tu si picciriddu, mi dissero, e poi non ci possiamo andare tutti insieme. Questa seconda causale potevo anche capirla ma non riuscivo a trovare un nesso tra la mia età e il fatto che non potevo congratularmi pure io. Notai che i giovanotti alla spicciolata si avviavano per le congratulazioni verso il punto da cui entravano ed uscivano gli artisti, alcuni dei quali i maschi erano già nella pista per rimettere tutto in ordine in previsione dello spettacolo della sera successiva. Stranamente nessuno dei giovanotti si congratulò con loro. Io rimasi con Gennaro, mentre Ciccio e Turiddu andarono con la prima tornata di congratulatori. Sicuramente si erano divertiti più di quanto avessero dimostrato durante lo spettacolo perché stiedero un bel pezzo a congratularsi. Pensai che avessero dato anche una mano d’aiuto a sistemare gli attrezzi del circo perché quando finalmente vennero fuori qualcuno si stava rimettendo la giacca o il cappotto. Io non mi annoiavo ero contento anzi perché mi trovavo ancora nello stesso luogo dove stava Pupetta e, chissà, poteva venire fuori ad aiutare i suoi colleghi affaccendati a ripulire la pista e allora sarei sfuggito alle grinfie di Gennaro e nonostante l’età le avrei fatto le mie congratulazioni per la sua bellissima esibizione. Lei avrebbe notato il mio ardire e si sarebbe innamorata di me e quando io avrei avuto, questa volta si, l’eta giusta ci saremmo sposati e sarei andato col circo, che era un lavoro dove mi sarei sempre divertito e avrei guadagnato di che vivere, senza contare che sarei stato sempre in giro per il mondo ... l’Ungheria, ... la Russia, ... la Spagna ....
Ero assorto in queste fantasticherie quando i separatisti si passarono le consegne Gennaro a congratularsi e Ciccio con me. Quelli della prima tornata intanto se ne andarono a casa e rimanemmo Turiddu io e il mio carceriere. Gennaro se la prese proprio comoda e quando finalmente uscì disse che era stato con Pupetta e con la danzatrice col serpente ma questa volta senza, perché lui gliene aveva portato un altro più bello del suo. Io non me ne ero accorto che Gennaro avesse portato un serpente e sì che a casa della nonna di animali ce n’erano, cani (i miei cugini erano cacciatori esperti), furetti, gatti, galline, uccelli in gabbia, ma mai avevo visto un serpente a casa. Disse pure mentre tornavamo che Pupetta gli aveva ripetuto il numero della trinacria e questa volta aveva fatto partecipare pure lui e tutti giù a ridere, tanto che contagiarono pure me. Non riuscivo ad immaginare Gennaro grande e grosso com’era, piegato all’indietro a farsi spuntare la testa fra le gambe. Mi sarebbe piaciuto vederlo dissi e qua tutti e tre i bellimbusti a ridere fino a piegarsi in due e io con loro anche se non ne capii il motivo.
Quasi tutte le sere andavamo al circo con mia somma struggente felicità. I numeri di tutti gli altri dopo le prime sere mi annoiavano anzi mi sembravano interminabili tanto quanto le esibizioni di Pupetta sembravano brevissime. Alla fine di ogni spettacolo ... le consuete congratulazioni dei giovanotti mentre io me ne restavo seduto al mio posto sotto lo sguardo vigile del cerbero separatista di turno, con l’unica magra consolazione che era quella di stare ancora per qualche minuto il più vicino possibile alla mia amata “Dulcinea”, casta pura e nobile quanto lo era quell’altra.

I

II

III

Il Circo Colber - 3
di Giuseppe Perricone