Riprende
la "corsa ciclistica"
La prima cosa che mi venne in mente fu quella di correre verso la bici e,
tra urla, pianti e spinte, riuscii a raggiungere il deposito, ma il tendem
non c'era. «Ma chi fa ...vuoi morire sul campo di football? Acchiana
spicciati » era Angelo, gia pronto sul ciglio della strada in direzione
Palermo. «Amuninni Santo ...ca a scinnuta tutti i santi aiutano... non
lo hai detto tu?» Eravamo di nuovo in corsa come prima ma stavolta verso
chissadove, senza meta; l'imperativo era "Scappare". Raggiungemmo
a fatica la strada pricipale, molta gente intralciava la strada correndo da
una parte e dall'altra e portando con se oggetti e valige piene di ricordi
e di speranza, piu che di valori in oro. La gente si riversava chi verso i
campi chi verso la montagna. I pochi mezzi motorizzati venivano abbandonati
per paura di diventare bersagli. Io ed Angelo avevamo ancora addosso la divisa
e indossavamo le scarpe chiodate.In discesa eravamo cosi veloci che non ci
accorgemmo di una bambina sul ciglio della strada, fortunatamente la prendemmo
solo di striscio e cosi continuammo la folle corsa verso la salvezza. In discesa
veramente i santi ti aiutano ! Ma quella volta... fu troppo! Arrivati al secondo
tornante verso la zona di "Catina", vicino a Misilmeri, andando
come i dannati abbordammo bene la curva, ma un carretto ci sbarrò la
strada. La bici aveva i freni ma, presi dal panico o forse dall'eccesso di
sicurezza, usammo i piedi; fu una catastrofe. Dopo essere scivolati, urtammo
con la ruota anteriore un pezzo del carretto, io volai e andai ad atterrare
comodamente sulla paglia graffiandomi le gambe, tutto sommato solo un bello
spavento.
La
Disgrazia
Angelo invece non dava segni di vita. I primi a soccorrerlo furono il carrettiere
e un contadino. Cercarono di rianimarlo con acqua fresca nelle ferite sanguinanti,
in attesa di un medico o un infermiere, non c'era tempo di portarlo a Palermo.
Scoppiai in lacrime, il mio amico, compagno di squadra e di avventura,
era steso per terra: Ero shockato e confuso; mi presero e mi caricarono su
una carrozza verso Villabate, mi sentivo veramente male pensando a quanto
era successo ad Angelo. Mi addormentai e feci un pesante sonno fino a via
Messina, dove abitiamo da generazioni.
Il
Giorno dopo...il lutto cittadino
Il giorno dopo Villabate si ritrovo bombardata e a lutto. Sin dalle prime
luci dell'alba montò in paese il mormorio circa la sorte di Santo Cocchiara
e Angelo Troia. Come si sa, nei piccoli centri, quale era allora Villabate,
la gente aggiunge sempre qualcosa di suo a cio che sente dire dalla vicina,
che l'ha udito dalla sorella che le ha giurato di conoscere uno che le ha
detto di avere visto ..e così via. Si diffuse così la notizia
che i poveri ragazzi erano morti. «Mischini!! Cosi giovani e cosi
appassionati du Palluni ca mancu li bummi li fermarono !!!» Il sindaco
proclamò due giorni di lutto cittadino. Lo zio Isidoro e gli altri
suonatori di tamburo rullando e abbanniando, (da "abbanniata,
annuncio cantilenato, di origine antichissima, con forte influenza melodica
araba, tipico delle zone del sud mediterraneo. Ancora oggi è possibile
ascoltarlo in alcuni mercati rionali di Palermo, come la Vucciria, il Capo
o Ballaro, così come nell' Acropoli di Atene, nella casba di El Cairo,
a Barcellona e a Porto) diffusero la notizia "Sintiti sintiti. Due
li bombe na lu paisi senza sorti, due li lutti da rispettare per la memoria
di li morti ...sintiti sintiti". Guardando fuori dalla mia finestra
cominciai a osservare sotto casa mia un via vai continuo di persone, amici,
semplici conoscenti, autorita, insomma mezzo paese che portava fiori e corone
in segno di cordoglio. Mia madre, che poverina non mi aveva visto arrivare
e che non sapeva nulla, comincio a piangere e a chiedere dei fatti, come farebbe
qualsiasi mamma gettata nell'angoscia da voci insistenti provenienti da fonti
considerate sicure. Si diceva che i nostri corpi, per motivi di alto onore
al merito sportivo, sarebbero stati esposti a Palermo in sala delle Lapidi
e che ci avrebbero insignito del titolo di Cavalieri del Regno. Non riuscivo
a capire se era un incubo o la triste realta. C'era cosi tanta confusione
in casa mia che mia madre non mi sentii chiamare; mi vestii in fretta, scesi
le scale come se stessi per calciare un rigore «Maria... un miracolo
!!» gridò una signora «Ma chi ? Chistu un fantasma è!!»
Ci fu il fuggi fuggi, come il giorno prima. Cercai di afferrare il chierichetto,
che addirittura mi spruzzo l'acqua benedetta addosso.
"Fermi tutti"
gridai con forza e cominciai a spiegare del nostro incidente. Dopo averlo
ripetuto quasi seimila volte a parenti e amici, da solo e in compagnia, compreso
di vasate e strette di mano, fuggii fuori. Scappai di casa per cercare Angelo,
nonostante il coprifuoco. A casa sua stranamente era tutto chiuso, senza nessun
segno di lutto o fiori. Niente, nemmeno un biglietto di cordoglio. Tornai
a casa e mi chiusi in camera mia.
L'
Epilogo
Alle sette di sera in punto sentii uno strano suono, bello ma diverso: sembravano
le note di una orchestra Jazz. Il motivo lo ricordo ancora, era "When
the saints go marching in" di Luis Armstrong .Quella bella musica si
fermo esattamente sotto la mia finestra: era una vera Jazz Band americana.
Veniva da un vascello di Marina degli Stati Uniti d'America, New Orleans,
Louisiana, ed era diretta da Viny Marinuzzi, di chiare origini siciliane.Divisa
blu e guanti bianchi, tromboni enormi, tamburi rullanti e fiati, uno spettacolo
indimenticabile. Davanti a tutti i presenti, praticamente tutto il paese di
Villabate , ci misero sul tetto di una vecchia topolina e sfilammo per tutta
la sera per le strade del paese a mostrare a tutti che eravamo vivi. Angelo
si mise un cappello di quelli americani in testa e un sigaro cubano in bocca,
come al cinema «Hai visto Santo...lo dicevi anche tu ...che in discesa
tutti i Santi aiutano ... When the Saints... go marching in...»
FINE
Una
Passione a prova di
Bombe
"La
Disordinata Villabate" - IX