«Durante la mia carriera ho partecipato a tantissime gare e meetings internazionali di atletica leggera, amo il cross-country come il Campaccio e la Cinque mulini. Sono gare durissime che allora pensate si facevano sui terreni molto instabili e addirittura coltivati, ma molto stimolanti, anche perche mi permettevano di vincere dei premi necessari per la sopravvivenza degli atleti del periodo con molto fiato e pochi sponsor. In occasione proprio di un Campaccio, '74 o '75 incontrai per la prima volta il bravo Venanzio Ortis, fu una lotta veramente bella e sofferta, tra zolle instabili e fossi enormi e profondi, che se non fai attenzione rischi di farti molto male. Vinsi inaspettatamente, battendo l'Inglese Wright
Luigi Zarcone si aggiudichera diverse volte queste classiche campestri internazionali dimostrando una grande attitudine nella corsa su questa tipologia di campi di gara
Qualche giorno dopo la morte, con molta mestizia nel cuore, la sua vecchia guida Gaspare Polizzi ci rivela un altro segreto che Luigi ha sempre portato dentro di se: «Luigi soffriva piu degli altri atleti, doveva lottare non solo contro gli avversari e i cronometri, soffriva di una malformazione ossea proprio sulla gamba destra, cioe aveva una sorta di sporgenza in corrispondenza della tibia che quando era al massimo dello sforzo pressava contro i muscoli del polpaccio. Mi rimproverava di non farlo gareggiare tanto, questo era un buon motivo, infatti le continue sollecitazioni gli provocavano infiammazione ai gemelli e dolori lancinanti che poi lo costringevano al riposo coatto. Non si risparmiava mai dando sempre il massimo di se, questo problema gli pregiudicò la partecipazione alle olimpiadi di Mosca 1980».

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8 - I cross-country e le corse su strada

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