Cosa era successo? A cosa era dovuta quell'improvvisa ricchezza?
Ogni volta che qualcuno cercava di farlo pronunciare sulle cause che avevano prodotto un tale repentino cambiamento nelle condizioni della sua famiglia, Don Gaetano lasciava cadere il discorso e andava via, oppure intimava seccamente al suo interlocutore di farsi gli affari suoi. Tutto ciò naturalmente dava maggiore adito alle dicerie che già circolavano in paese: Don Gaetano stava sfruttando la Truvatura cui Mastro Gaspare Lo Monaco aveva rinunciato per paura di perderci la figlia?
Nonostante le evidenti ricchezze acquisite in quell'ultimo anno, gli Arcoleo non erano invidiati da alcuno, poiché tutti in paese erano convinti che prima o poi qualche sventura si sarebbe abbattuta in quella famiglia quale "pegno" dovuto per lo sfruttamento della Truvatura.
Quanto inconsciamente Don Gaetano riservò alla piccola Adelina l'ultima stanza della casa, quella il cui pavimento nascondeva presumibilmente la Truvatura?
Alla moglie, che ammetteva apertamente di credere a quanto si diceva in giro su quella casa e che perciò era contraria a che Adelina dormisse in quella camera, rispondeva : - Ma credi che se veramente esistesse la minima probabilità che Adelina, la mia prediletta, corresse il più piccolo pericolo la lascerei dormire in quella stanza?
Ed era in buona fede !
Si, forse nel più profondo della sua mente, senza rendersene conto, sperava che esistesse veramente la Truvatura in quella casa, magari che fosse vero quanto si diceva in proposito, tranne per la parte che riguardava il "pegno".
Che cosa era successo ?
In quel periodo Don Gaetano e i figli erano impegnati con dei lavori di ristrutturazione nel terreno di cui erano affittuari. Avevano deciso, previo il consenso del proprietario, di sostituirvi la coltivazione dei limoni con quella dei mandarini.
Qualche settimana dopo il trasloco nella nuova casa, durante questi lavori agricoli, Don Gaetano era alle prese con un tronco, ormai privato di tutti i suoi rami, che opponeva una tenace resistenza al suo sradicamento. Decise di scavare con la zappa tutto intorno al ceppo per cercare di liberarne le radici.
Ad un tratto, da quello scavo vide comparire un pezzo di stoffa; sembrava il lembo di uno straccio. Si chinò e cercò invano di tirarlo fuori. Infatti, lo straccio era ancora troppo sepolto nel terreno per esserne tratto con facilità.
Continuò a scavare e dopo un po’ si rese conto che quello che a prima vista sembrava soltanto uno straccio, era, invece, un fagotto che a guardar meglio si rivelò essere quel che rimaneva di una vecchia divisa militare, il cui colore originariamente doveva essere stato bianco. Probabilmente era una vecchia divisa borbonica.
Incuriosito, l'uomo l'afferrò per quella che doveva essere stata una manica e fece per sollevare il tutto, ma si accorse subito che era troppo pesante per essere soltanto un semplice involto di vecchi stracci. Quella vecchia divisa avvolgeva qualcosa di solido.
Don Gaetano decise di prendersi qualche minuto di riposo e intanto soddisfare la curiosità che lo strano fagotto gli aveva messo in corpo. Si sedette ai piedi di un albero lì vicino, con le spalle appoggiate al tronco e prese ad allargare quei vecchi pezzi di stoffa fino a scoprire l'oggetto che vi era avvolto. Era un vecchio tegame di alluminio privo di manico.
Quando l'uomo ebbe completamente allargato gli stracci che lo ricoprivano, il vecchio recipiente si trovava capovolto, con il fondo rivolto verso l’alto.
Dopo pochi attimi di esitazione Don Gaetano rivoltò il tegame nel verso giusto e .... una cascata di monete d'oro si riversò per terra dal suo interno. Non credette ai propri occhi. Gli mancò il respiro per lo stupore.
Che ci faceva lì quel tesoro ? E chi lo aveva nascosto ? E quando ?
C'entravano forse i briganti che fino a pochi anni avanti agivano in quelle campagne ? Infatti, dopo l'annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d'Italia, quella zona era divenuta teatro delle nefaste imprese di una banda di Sanfedisti costituita da disertori dell'esercito borbonico che si erano dati al brigantaggio e che infierivano, in prevalenza, su reparti isolati dell'esercito piemontese e su quelle ricche famiglie della zona che collaboravano con gli invasori.
Dopo avere imperversato per parecchio tempo in quel territorio, la banda venne distrutta in seguito ad una cruenta battaglia con i Piemontesi, decisi ormai a debellare il brigantaggio in tutto il meridione d'Italia e imporre il loro ordine.
Di quella battaglia se ne parlava ancora.
Ebbene, Don Gaetano pensò che il tesoro da lui trovato probabilmente era il bottino accumulato dai briganti e nascosto prima che fossero debellati. E, se così era, in quel terreno poteva esserci nascosta ancora altra refurtiva dei banditi.
Superato il primo momento di smarrimento, cominciò a pensare al da farsi.
Doveva comprare quel fondo al più presto e diventarne proprietario a tutti gli effetti, onde evitare ogni tipo di rivendicazione da parte di chicchessia su eventuali futuri ritrovamenti.
Presa questa risoluzione, si decise a chiamare i figli che lavoravano poco distante. I ragazzi, vedendo il padre seduto per terra, il volto di un pallore cadaverico, pensarono che si fosse sentito male. Ma Don Gaetano, senza proferir parola, si limitò ad indicare loro con un cenno della mano il tegame con le monete d'oro ancora sparse sul terreno accanto a lui.
Anche i ragazzi ammutolirono per la sorpresa.
Il padre, con voce strozzata per l'emozione e la tensione, narrò loro le circostanze del ritrovamento e, quando ebbe finito il suo racconto, intimò a tutti e quattro i figli di non farne parola ad anima viva.
Quando seppero della cosa anche le donne di casa Arcoleo ebbero la stessa reazione dei loro congiunti maschi. La gioia di Donna Agatina fu immensa anche se una strana sensazione di malessere la prese nel notare la strana reazione della piccola Adelina. Infatti, come ebbe a dire in seguito, la bambina le diede l'impressione che le sue manifestazioni di gioia fossero dovute più al fatto di vedere gli altri suoi familiari felici, che alla consapevolezza dell’improvvisa ricchezza piovuta in modo così inspiegabile in casa loro. Anzi la donna aveva la sensazione che Adelina non fosse affatto sorpresa da quell'avvenimento che nessuno sano di mente poteva mai sperare potesse capitargli e in particolare a gente sfigata come gli Arcoleo.
Naturalmente quella notte stentarono ad addormentarsi, infatti, Don Gaetano e la moglie non fecero altro che parlare dei progetti che ora avrebbero potuto realizzare. Tuttavia, già quella stessa notte Donna Agatina esternò al marito le sue perplessità sulla strana reazione della più piccola delle figlie. Senza dirlo apertamente, dai discorsi che fece, lasciò trasparire il suo pensiero:- E se Adelina, all'insaputa di tutti, avesse avuto una qualunque parte nel ritrovamento di tutti quei soldi ? Chissà che quello non era stato che un modo come un altro di recuperare la Truvatura (il cui pensiero non l'aveva mai abbandonata), senza destare sospetti in alcuno?
Nonostante la donna non avesse manifestato esplicitamente queste sue paure, Don Gaetano indovinò ugualmente i suoi pensieri. Cercò di tranquillizzarla spiegandole che certamente la felicità di Adelina era da attribuire al suo modo di reagire a quella degli altri suoi familiari, tuttavia ciò non significava necessariamente che la bambina sapesse già da prima quanto sarebbe accaduto quel giorno; e che se aveva mostrato indifferenza all'oro era solo perché, ancora troppo piccola per apprezzarne il valore e non poteva nemmeno immaginarne gli effetti sul loro futuro immediato.
Donna Agatina sembrò accettare di buon animo le spiegazioni del marito e finalmente cercarono di dormire un poco.

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Fantasmi di famiglia - A truvatura

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