Quando l'uomo arrivò in casa degli Arcoleo, non appena ebbe varcato l'uscio della stanzetta della piccola malata, fu preso da una specie svenimento, almeno così disse poi, ma subito ripresosi scappò via gridando che quella stanza era infestata da Spirdi maligni contro i quali lui non poteva nulla e che la bambina era ormai condannata.
- Guai a voi che li avete disturbati ! - gridò - Vi é piaciuto arricchirvi con la Truvatura? Ora ne pagate il pegno.
Detto questo 'u Zù Vicé fuggì via.
Fino a quel momento Donna Agatina aveva sempre sperato che avesse ragione il marito nel giudicare le sue paure soltanto delle sciocche superstizioni, ma ora aveva avuto purtroppo conferma dei propri sospetti.
Era da pochissimo uscito 'u Zù Vicé, quando rientrò Don Gaetano. La Donna gridando al suo indirizzo vitupèri e ingiurie, prese a colpirlo con pugni e schiaffi.
Sentendo questo strepito, i vicini accorsero e convinsero Don Gaetano ad uscire ché ci avrebbero pensato loro, le donne, a calmare Donna Agatina che intanto continuava ad accusare il marito di star causando la morte della figlioletta.
Quando le vicine riuscirono finalmente ad acquietarla fecero rientrare Don Gaetano e solo dopo che anche gli altri figli furono rientrati si decisero a lasciarli.
Donna Agatina raccontò ai familiari della venuta dello Zù Vicé e di cosa questi avesse scoperto.
Don Gaetano le fece terminare il racconto, poi con calma espresse la sua opinione in proposito:
- In primis - disse - io ho sempre considerato 'u Zù Vicé un ciarlatano, che sfrutta l'ignoranza della gente come te per campare. Infatti, che lavoro fa? Nessuno. Secondo: chi, in paese, da quando siamo in questa casa e la fortuna ha cominciato a sorriderci, non ha attribuito ciò alla Truvatura? Perciò non c'é da meravigliarsi delle affermazioni di quell'imbroglione. Ha soltanto ripetuto quello che pensano tutti. E poi, secondo voi, le preoccupazioni di Mastro Gaspare (che per me rimangono soltanto sue impressioni) non hanno contribuito al diffondersi di questa diceria ? 'A Truvatura… i Spirdi… tutte fesserie. Voi avete mai visto Spirdi qui dentro? No! Quanto abbiamo trovato non lo abbiamo trovato dentro casa, ma fuori, in campagna. E lì, in quella zona, in tempi passati imperversava una banda di briganti e il tesoro che noi abbiamo trovato apparteneva a loro che per nostra fortuna non ci sono più.
- Andiamo ora alla salute di Adelina. - continuò, ma questa volta con la voce un pò incrinata dall'emozione che le procurava il dover parlare della figlioletta.
- Lo sappiamo tutti che Adelina é stata sempre così malaticcia. La colpa non é di nessuno. Ora, chissà cosa le passa per la testa, ha deciso che non vuole più mangiare. Avete sentito cosa ha detto il Dottore venuto da Palermo? Si sarà convinta che é solo di peso a tutti noi e vuole liberarci. Magari é convinta di farci del bene. Ma io non mi arrendo. Vediamo come va ora che la controlliamo quando mangia; se dovesse continuare a peggiorare, la porto in Continente, ché là ci sono gli scienziati che fanno resuscitare pure i morti!
Aveva finito appena di pronunciare quest'ultima frase, quando udirono le grida di Concetta, la figlia maggiore, dalla stanza della sorellina, dove si era recata per controllare se stesse riposando:
- Papà ... Mamma ... Correte! Adelina ... Adelina forse é morta!
Come un solo uomo si precipitarono tutti nella stanzetta della bambina e, purtroppo, con sgomento appurarono che Adelina non dava più alcun segno di vita.
- Bartolo! - chiamò Don Gaetano, con voce rotta dall'emozione - Vai a chiamare subito il dottore, corri! - poi, rivolgendosi alla moglie, che aveva incominciato a gridare il proprio dolore, e ai figli, intimò loro di mantenere la calma ché, forse, Adelina era soltanto svenuta. Ma il tono della sua voce era quello di chi è già lui stesso il primo a dubitare di quanto va affermando.
Ma Adelina era proprio morta ! Tutto era ormai compiuto.
Venuto il medico, non poté fare altro che constatare l'avvenuto decesso della bambina. Quando il Dottore ebbe formulato il verdetto, Donna Agatina fu presa da una crisi isterica. Si scagliò contro il marito, con furore e rabbia più veemente di prima. Era come spiritata. A nulla valsero le implorazioni dei figli né la loro intercessione affinché si calmasse e smettesse di colpire il marito, il quale, come inebetito, non faceva alcunché per ripararsi da quei colpi. Quando, finalmente i figli riuscirono a bloccarla, la donna cadde svenuta fra le loro braccia.
Donna Agatina da quel giorno non rivolse più la parola al marito e si chiuse in un mutismo da cui usciva soltanto per "parlare" con la sua Adelina ché la sua mente, ormai andata, non volle mai credere morta.
Ma la sorte di Don Gaetano non fu migliore di quella della moglie.
Da quel giorno infatti fu tormentato dal dubbio e dai rimorsi che si portò dietro fino alla fine dei suoi giorni. La gente in paese disse che quella era la sua condanna: vivere a lungo (era quasi centenario quando morì) e tormentato dai suoi sensi di colpa. Sì, sua moglie aveva avuto ragione fin dal primo momento, pensava. Ma come poteva minimamente immaginare quello che sarebbe accaduto? Si giustificava adducendo a scusante il fatto che non aveva mai creduto a tutte quelle storie frutto della fantasia popolare e perciò non poteva prevedere quello che sarebbe successo. Ma era vero ? Aveva forse voluto provare l'infondatezza di quanto lui credeva che fosse solo sciocca superstizione ?
Aveva sfidato il soprannaturale ed era stato sconfitto. Ma sarebbe stato più giusto che a pagare per le sue colpe, per la sua incoscienza, fosse soltanto lui e non la figlioletta innocente da ogni colpa. ... La sua incoscienza ... Fino a che punto aveva potuto considerare incoscienza il suo modo di agire? Perché dopo i primi ritrovamenti aveva preferito comprare la casa invece del terreno? Non era stato perché in fondo anche lui era convinto che tutto aveva avuto inizio proprio da lì, da quella casa? Che continuando ad abitarla, in qualunque altro luogo avesse condotto i suoi scavi avrebbe trovato ugualmente i suoi tesori ? Ecco perché l'acquisto della casa era stato prioritario. Tutto il resto sarebbe stato consequenziale. E quando Mastro Gaspare lo mise in guardia sui pericoli che la sua Adelina avrebbe potuto correre in quella stanzetta, perché riservò alla bimba proprio quella?
Se fino a quel momento l'aveva fatto, ora Don Gaetano non poteva più continuare ad ingannare la propria coscienza con falsi alibi, ora che la sua bambina era morta. Aveva sacrificato la sua prediletta, la sua adorata Adelina, per il proprio tornaconto, così come le popolazioni primitive, nei loro riti pagani, sacrificavano vittime umane per assicurarsi il favore delle loro sanguinarie Divinità e ottenerne benessere per tutta la tribù.
La casa degli Arcoleo, nel giorno del funerale della bambina, fu invasa dai vicini. Quanto si mormorava in paese sui motivi che avevano portato la bimba alla tomba, aveva commosso i paesani, la cui piètas era palese sui volti di tutti. Anche Mastro Gaspare Lo Monaco con i due figli più grandi era presente. Anzi, come uno della famiglia, rimase per tutto il giorno alle spalle di Don Gaetano al capezzale di Adelina che giaceva, col volto pervaso da una serafica serenità che in vita forse non aveva mai avuto, sul suo piccolo letto di morte al centro della stanza.
Quando la morticina fu deposta nella piccola bara bianca, si creò all'interno di quella stanza un certo movimento, tanto che Mastro Gaspare coi figli, per creare più spazio, indietreggiando finì per ritrovarsi nella camera successiva, quella che sia lui che Don Gaetano avevano adibito a camera da letto. Nella penombra i suoi occhi andarono ad una piccola vetrinetta, al centro della quale, su uno scaffale di vetro, faceva mostra di sé una scarpina da donna. Una scarpina da donna tutta d'oro.

F I N E

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Fantasmi di famiglia - A truvatura

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