Quella notte dormirono
tutti nella grande stanza da letto che era perennemente illuminata dalla luce
fioca di uno stoppino acceso sotto un quadretto della Madonna.
Su disposizione del padre, i due ragazzi, dopo aver adagiato Andrea nel letto
grande, portarono due materassi dalla loro stanza, li stesero per terra e
vi si posero a dormire. Damiano, dopo avere smaniato per alcuni minuti, finalmente,
fu avvinto dal sonno. Con la sua teneva stretta la mano del fratello maggiore,
come a cercarne la protezione con quel semplice contatto. Ciccio, invece,
rimase seduto sul materasso con le spalle appoggiate al muro e poté
prendere sonno soltanto poco prima dell'alba.
Nel letto Rosina dormì in mezzo al fratellino minore e al padre al
quale rimase abbracciata tutta la notte. Questi, invece non dormì affatto.
Ogni qualvolta tentava di assumere una posizione più comoda la bambina
riprendeva a lamentarsi nel suo agitato dormiveglia. Ma non fu solo questa
la causa dell'insonnia dell'uomo. Molti pensieri gli si affollavano nella
mente.
Mastro Gaspare, sebbene in linea di massima credesse in ogni tipo di manifestazione
del soprannaturale di cui é ricca la tradizione popolare locale, tuttavia
era un razionale; era di quelli che prima di accettare qualunque tesi doveva
prima cercare di saperne quanto più possibile e poi ricercarne una
spiegazione logica. Ma questo implicava dover consultare la figlia ed era
l'ultima cosa che avrebbe voluto fare. Voleva evitarle il ricordo dell'avventura
appena vissuta, anche nel caso, in verità alquanto improbabile, che
l'avesse soltanto sognata. Ma come poteva essere stato un sogno? Neanche l'incubo
più realistico avrebbe potuto far sì che Rosina s'imprigionasse
da sola all'interno di quella sedia.
La sua mente era assillata dai dubbi. L'unica cosa certa era che, per ogni
evenienza, avrebbe fatto benedire la casa dal Parroco. Poi pensò all'"ottimo
affare" stipulato per acquistarla. Ecco perché i vecchi proprietari
l'avevano ceduta a così poco prezzo. Sapevano che era infestata!
Per circa otto anni quella casa era stata disabitata, ma, stranamente, in
paese nessuno ne conosceva il reale motivo. Si era pensato che fosse stata
abbandonata perché il proprietario che aveva dei figli sposati che
abitavano in città, avesse preferito trasferirvisi per stare insieme
a loro. Erano gente abbiente e possedevano diversi appartamenti, alcuni dei
quali sfitti. Non avevano avuto alcuna necessità di vendere la casa
del paese fino a quando, venuto a mancare il vecchio padre gli eredi non decisero
di disfarsene.
Questo era quanto si diceva in paese sui motivi che avevano indotto i proprietari
a cedere la casa a Mastro Gaspare, il quale, invece, alla luce degli avvenimenti
notturni di quegli ultimi giorni, aveva ormai se non la certezza perlomeno
il sospetto di essere stato ingannato.
Poi la sua mente tornò ai dubbi di prima. Come avrebbe potuto conoscere
quanto era successo in quella drammatica nottata senza interrogare in proposito
la figlia che ne era stata l'unica testimone? Infatti, se la piccola risvegliandosi
non avesse ricordato più niente, con quale coraggio le avrebbe riportato
alla memoria il dramma notturno che aveva vissuto?
Questi pensieri lo accompagnarono per tutta la notte, fino a quando non si
accorse che era giorno fatto dalla luce che filtrava dalla finestrella nel
camerino di Andrea.