L'indomani mattina Don
Gaetano raccomandò per l'ennesima volta alla moglie e ai figli di tenere
la bocca chiusa con chiunque su quanto accaduto il giorno precedente. Esaurite
queste raccomandazioni, coi quattro ragazzi si recò in campagna per
riprendere il lavoro interrotto, con la segreta speranza che potesse ancora
ripetersi quanto già accaduto il giorno prima.
Era certo che se il tesoro da lui trovato era veramente appartenuto ai banditi
non era mera illusione sperare che altri tesori potessero essere celati nel
sottosuolo di quel terreno. Infatti, stando a quanto si diceva ancora sul
conto di quella banda, le monete d'oro che aveva rinvenuto non dovevano essere
che la minima parte del bottino che i briganti avevano accumulato in tanti
anni di furti e rapine, finalizzate, a sentir loro, al ripristino della dinastia
dei Borboni nel Regno delle due Sicilie. Comunque quel giorno non successe
niente di straordinario, così come nei due successivi.
Il terzo giorno, quando ormai stava per convincersi che in quel campo non
avrebbe trovato più niente, non appena ebbe iniziato a dar di zappa
sul terreno, ecco venir fuori un altro fagotto simile al primo. Questa volta
ad essere avvolto dagli stracci fu un secchio di metallo, che oltre ad essere
anche questo colmo di monete d'oro conteneva alcuni gioielli di pregiata fattura.
A questo punto Don Gaetano ebbe ormai la certezza che insistendo nelle sue
ricerche da quel terreno sarebbe venuta fuori la fortuna sua e della sua famiglia.
Lasciò i figli in campagna e tornò subito a casa. Aveva deciso
di recarsi in città per depositare quel denaro in banca.
Anche questa volta, in casa Arcoleo le manifestazioni di gioia furono grandi.
Un'unica ombra le offuscava: Adelina, già dal giorno precedente stava
poco bene. Aveva vomitato diverse volte ed era digiuna dal giorno prima.
Don Gaetano per portare i soldi in banca ricorse ad un sotterfugio. Li nascose
nei panàra di vimini che era solito usare per la raccolta in campagna
e li coprì con della frutta di stagione, dopo di che prese la corriera
per la città.
Quando, verso le tre pomeridiane, ritornò, già dalla fermata
della corriera notò davanti casa sua un'insolita animazione. Vide,
fermi davanti all'uscio, parlare con alcuni vicini due dei figli che, stando
alle sue raccomandazioni, a quell'ora avrebbero dovuto trovarsi ancora in
campagna.
Pensò che qualcuno della sua famiglia doveva essersi lasciato sfuggire
qualche parola sui loro ritrovamenti. Infuriato fece quasi di corsa il tratto
di strada che lo separava da casa e stava quasi per avventarsi sui ragazzi
quando vide uscire il medico di famiglia.
Capì allora che i suoi timori erano infondati e fu sorpreso di sentirsi
sollevato. Ma come, il medico in casa sua, segno che qualcuno doveva sentirsi
male, sicuramente Adelina, la sua prediletta, e lui si sentiva sollevato
?
Questa constatazione lo fece star male. Si sentì in colpa verso la
sua bambina. Come a voler rimediare assalì il dottore :
- Che c'é, Dottore ? Che ha la mia bambina ? - e mentre gli poneva
queste domande lo strattonava per il bavero della giacca come a voler scaricare
sul Dottore il senso di colpa che lo pervadeva.
Il medico si meravigliò non poco per l'agitazione Di Don Gaetano, infatti,
non lo aveva mai visto in quello stato, nonostante quella non fosse la prima
volta che Adelina aveva bisogno delle sue cure a causa del suo fisico macilento
e della sua salute cagionevole.
Lo tranquillizzò spiegandogli che Adelina non aveva niente di grave,
era solo debole perché digiuna da due giorni, ma che con la cura che
le aveva prescritto, una cura ricostituente, si sarebbe rimessa in sesto.
Rispetto alle altre volte aveva avuto un piccolo svenimento, ma non c'era
niente di cui preoccuparsi.
Adelina doveva soltanto rimettersi in forze con pasti sostanziosi, anche
se ciò avrebbe comportato ai suoi familiari qualche sacrificio economico
(in quel tempo le medicine si pagavano e non tutti potevano permettersi la
bistecca a tavola).
Ora fu la volta di Don Gaetano di tranquillizzare il Dottore. Da ora in avanti
ad Adelina e a nessuno della sua famiglia sarebbe più mancato niente.
Ora aveva di che pagare. Poteva pagare anche il medico che fino ad allora,
conoscendo le condizioni economiche degli Arcoleo, da loro non aveva mai
preteso alcun pagamento, a parte qualche panàro di frutta o qualche
capo di selvaggina.
A dimostrazione di quanto asseriva, chiamò il più grande dei
suoi figli, Bartolo, prese dalla tasca un rotolo di banconote, ne tirò
fuori una di grosso taglio e lo mandò con la ricetta del medico dallo
speziale per le medicine; poi chiamò Nino e con un'altra banconota
uguale alla prima lo spedì a comprare quella carne che in casa Arcoleo
si vedeva a malapena soltanto nelle feste comandate.
Quando finalmente entrò in casa era ancora talmente scosso e preoccupato
per la salute della figlia che non notò neanche le espressioni di stupore
dei vicini che gli avevano visto estrarre dalla tasca quel grosso rotolo di
banconote.
Al capezzale di Adelina trovò la moglie che non appena si accorse di
lui quasi lo aggredì accusandolo di aver causato con la sua testardaggine
il malessere della bambina. Infatti, ormai ne era sicura, quel malessere era
da attribuire alla Truvatura. Sissignore, quelle monete e quei gioielli facevano
parte della Truvatura! E lui non poteva nascondere l'evidenza dei fatti.
La flebile voce di Adelina bloccò sul nascere l'alterco che stava per
scoppiare tra i genitori. Infatti Don Gaetano era pronto per scagliarsi verbalmente
contro la moglie per rintuzzare quelle ingiuste e stupide accuse nei suoi
confronti.
- Non siete contenti che non siamo più poveri? - domandò la
bimba. Aveva un'espressione di beatitudine dipinta sul viso quale nessuno
di loro due ricordava di averle mai visto prima. Era evidente che la bambina
era felice. Era come se fosse appagata. Questa fu l'impressione che entrambi
i genitori ne ricevettero.
Quella sera stessa Don Gaetano si recò a trovare Mastro Gaspare Lo
Monaco con l'intenzione di comprare la casa. Pattuito il prezzo, gli lasciò
la caparra e soltanto al suo rientro mise al corrente della sua decisione
il resto della famiglia.
La moglie non disse niente. Bartolo, invece, fece notare al padre che sarebbe
stato più opportuno comprare l'agrumeto visto che proprio lì
avevano trovato la loro ricchezza, ma l'uomo spiegò che, per quanto
ne sapeva lui, nessuno nella sua famiglia da generazioni aveva mai posseduto
una casa, e lui, quando si era sposato aveva giurato a sé stesso che
avrebbe fatto di tutto perché un giorno potesse averne una di proprietà.
Poi, se avessero rinvenuto ancora altra "roba" in quel terreno,
avrebbe comprato anche quello.